mercoledì 20 gennaio 2010

Nona settimana: paura ed entusiasmo

Quando ho letto l'introduzione alla nona settimana quasi mi mettevo a piangere.
C'era tutto quello che aspettavo di leggere, tutti i miei temi più cari, tutto ciò che mi toccava il cuore e l'anima. Paura ed entusiasmo: di una ne possiedo in abbondanza, l'altro lo sto ancora cercando.
E a braccetto con la paura c'era la pigrizia, altra grande compagna di vita.
Il fatto è che ora non posso più addurre la scusa di essere pigra: "Sono pigra, non so che farci, sono fatta così, devo accettarlo", perché qui, nel capitolo dell'ottava settimana mi si dice chiaramente: "Non chiamate pigrizia il vostro continuo rimandare, chiamatelo paura".

Accidenti, ora non ho più scuse, nemmeno quella della pigrizia. Devo per forza affrontare le mie paure.
Fortunatamente c'è anche un'indicazione confortante: spesso la paura è paura di non riuscire ad assere un grande artista. Ma non è detto che lo si debba essere. Il desiderio di essere grandi artisti è legato alla ribellione adolescenziale nei confronti dei genitori, come se solo il diventare grandi artisti potesse giustificare tale ribellione.
Ma c'è una notizia molto confortante: non dobbiamo necessariamente diventare grandi artisti.
"Il bisogno di essere grandi artisti ostacola la possibilità di essere soltanto artisti.
Ah, com'è rilassante questa riflessione! Essere artisti per il piacere di esserlo e non per dover dimostrare qualcosa a qualcuno (compresi noi stessi) è davvero un'idea piacevole.

E non è finita qui. Anche l'argomento entusiasmo mi ha permesso di dire: "Ah, che bello, è davvero così, posso tirare un sospiro di sollievo".
"Essere artisti implica più entusiasmo che disciplina." Io sono allergica alla disciplina!
Però mi chiedo: "Non è che sono allergica alla disciplina perché comunque mi manca l'entusiasmo?"
Perché quando c'è l'entusiasmo, quello vero, quello che la Cameron definisce "non uno stato emotivo ma un affidamento spirituale", il desiderio di applicarsi, di "lavorare", di agire, viene da sé.

E qui davvero si apre un vuoto nella mia vita: la mancanza di entusiasmo di quella "fonte di energia in comunicazione con il flusso della vita stessa".
Ecco. Quella fonte di energia è quella con cui perdo la comunicazione più spesso, perché mi ritiro nella mia tana, perché ho paura, perché mi sento inadeguata e diversa, perché mi sento incapace e sbagliata.
Così la paura crea pigrizia, la pigrizia crea immobilità, e l'immobilità fa sì che la comunicazione con la fonte di energia si interrompa.


Perciò, non resta altro che affrontarle queste paure, guardarle in faccia, riconoscerle, scrivere, fare gli esercizi per imparare ad affrontare le inversioni a U, per imparare a essere propositivi, trovare affermazioni per affrontare meglio il futuro...

Insomma, come sempre non bisogna nascondersi e bisogna comprendere amorevolmente quali sono le nostre difficoltà, ma poi bisogna anche cominciare ad agire.
Ecco, per me il nocciolo della questione è questo: avanzare di pari passo, un po' per mandare via le paure e un po' per agire e riconnettersi alla fonte di energia.
Perché se aspettiamo di mandare via tutte le paure e di superare i blocchi per poter agire, possiamo rimanere fermi per tutta la vita e continuare a generare nuove paure man mano che mandiamo via quelle vecchie.
L'azione, invece, per quanto possa essere difficile e dolorosa, ci riporta in vita, "sulla strada", nel viaggio, e ci riconnette all'energia universale.

Ah, mi sa che queste cose me le dovrò rileggere spesso!





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